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Mercato dell'arte

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Il mercato dell’arte: andamento e istruzioni d’uso

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Il mercato dell’arte durante il periodo pandemico ha toccato volumi di vendita molto bassi che non si registravano dal 2009, raggiungendo un valore di circa 50 miliardi di dollari con un decremento del 22% rispetto al 2019, dove si erano registrate vendite intorno ai $64 miliardi.

La chiusura forzata delle case d’asta e delle fiere d’arte, i maggiori canali di vendita di questo mercato, ha causato un notevole calo del volume delle transazioni, le aziende ed i professionisti del settore hanno rafforzato la loro presenza sul web e le vendite on line sono cresciute a dismisura, arrivando a rappresentare quasi un quarto del mercato globale. In questo periodo sono aumentate le Online Viewing Room, che già venivano inaugurate in occasione delle maggiori fiere internazionali, e piano piano, complice l’impossibilità di organizzare manifestazioni in presenza, ne sono diventate l’alter ego.

Sempre nello stesso periodo hanno iniziato a circolare i primi NFT, Non Fungible Tokens, prodotti digitali che, se certificati come NFT, diventano pezzi originali ed unici.

Vengono considerati come degli oggetti da collezione moderni e la loro compravendita è oggi una nuova forma di investimento da parte dei collezionisti d’arte.

È stata infatti la casa d’aste Christie’s a vendere nel 2021 la prima opera d’arte NFT: si trattava di un collage di immagini dell’artista digitale Beeple che all’acquirente è costata ben 69,3 milioni di dollari.

Ed è anche grazie a queste nuove forme d’arte che il mercato globale di riferimento nel 2021 ha avuto una forte ripresa, superando i 65.1 miliardi di dollari, con una crescita del +29% rispetto al 2020 e con valori superiori ai livelli pre-pandemia del 2019. Trend che si è confermato anche per i primi mesi del 2022, in cui le più grandi case d’asta internazionali hanno continuato a rilevare risultati da record.

In controtendenza gli ultimi mesi hanno fatto registrare invece un rallentamento con risultati che talvolta non hanno incontrato la forbice di stima oppure che hanno superato di poco il prezzo minimo previsto. Se questo raffreddamento degli acquirenti, rispetto agli ultimi 18 mesi di grande boom, sia solo un effetto fisiologico e non il preambolo di una nuova ed imminente crisi è però impossibile al momento da prevedere: sarà solo nei primi mesi del 2023 con l’elaborazione dei dati definitivi che si riuscirà ad avere un quadro più preciso.

collezioni mercato arte

Come funzione il mercato dell’arte?

Per comprendere come funziona il mercato dell’arte, dobbiamo innanzitutto capire cosa si intende e chi sono le sue figure chiave. Quando si parla di “mercato” dell’arte al singolare ci si rivolge al commercio degli oggetti delle cosiddette belle Arti, principalmente dipinti, sculture e lavori su carta mentre lo stesso termine al plurale si riferisce anche alla compravendita delle Arti decorative, come per esempio mobili di valore, costumi, gioielli, tessili, oggetti di vetro, legno, metallo e ceramica, e delle antichità di cui fanno parte tutti quegli oggetti del passato che, per rarità, condizione e significato storico, vale la pena collezionare.

Oltre a queste categorie, bisogna inoltre includere anche altri oggetti da collezione che possono essere venduti da mercanti e case d’asta, come orologi, vino, monete, macchine d’epoca, francobolli e giocattoli che, anche se hanno delle caratteristiche in comune con le opere d’arte, vengono trattati in maniera diversa rispetto al mercato dell’arte in senso stretto.

Quindi nella sua accezione più ampia quello dell’arte è un mercato globale, dove i tanti settori in cui può essere suddiviso hanno spesso protagonisti, caratteristiche e cicli peculiari. Quando parliamo invece della compravendita degli oggetti delle cosiddette belle arti dobbiamo distinguere un mercato primario da uno secondario: con il primo si intende quello proveniente direttamente dall’artista, dove le sue opere sono messe in vendita per la prima volta mentre in quello secondario ci si riferisce alla rivendita, ovvero all’acquisto, la vendita e lo scambio tra collezionisti, galleristi e musei.

mercato Arte

Chi sono gli acquirenti?

Se volessimo dare dei tratti distintivi generali al prototipo dell’acquirente che colleziona opere d’arte, dobbiamo pensare ad una persona che deve possedere alcune caratteristiche imprescindibili: innanzitutto, sembra scontato, deve averne la passione, un forte desiderio a possedere il pezzo unico per il solo gusto di poterlo ammirare e non per ricavarne un guadagno futuro.

Un’altra caratteristica del collezionista deve essere una grande curiosità di conoscere, vedere, sapere e di non accontentarsi mai. Deve possedere poi la percezione della qualità, riconoscendo l’eccellenza nel suo settore di interesse e deve essere infine una persona di gusto, dove questo deve essere inteso come la capacità di dare, a tutto quello che lui ama e che ha scelto, un carattere e di saperlo contestualizzare, in modo tale che sia la rappresentazione del suo senso estetico, della sua cultura e della sua personalità.

L’arte poi, per i suoi alti costi di compravendita, viene da sempre considerata come un bene di lusso, rappresenta uno status e quindi gli acquirenti sono solitamente persone molto facoltose, provenienti da tutto il mondo, soprattutto da quei Paesi dalle economie in forte sviluppo, come la Cina, l’India, il Qaṭar, gli Emirati Arabi Uniti, la Turchia e l’America Latina.

Le ragioni poi per cui si compra arte spaziano dall’amore e dai motivi filantropici ai benefici fiscali, sociali, di immagine o di investimento. Inoltre i collezionisti più importanti hanno il potere di creare trends e possiedono una grande influenza sul valore economico di un artista sul mercato.

Questi acquirenti fanno parte di una categoria top, i Top 200 Collectors, e la maggior parte di loro proviene dagli Stati Uniti, dalla Cina e dal Regno Unito. L’Italia fino al 2020 in questa cerchia aveva solo 3 rappresentanti, la famiglia Maramotti al 107° posto, Miuccia Prada al 139° e Patrizia Sandretto Re Rebaudengo al 146°.

Quali sono le opere maggiormente vendute?

Se volessimo stilare una classifica con le prime 5 opere maggiormente vendute nelle case d’asta internazionali nel 2021, il primato apparterrebbe a Pablo Picasso con l’opera “Femme assise près d’une fenêtre (Marie-Théresè)” del 1932 che è stata venduta alla considerevole cifra di 103,4 milioni di dollari.

Al secondo posto troviamo la tela monumentale, misura 197,8 x 187,3 cm, di Jean-Michel Basquiat, “In This Case”  del 1983 venduta da Christie’s a New York a $93 milioni.

Al terzo posto un capolavoro italiano del 1480 di Sandro Botticelli che viene definito uno dei dipinti del Rinascimento meglio conservati, “Young man Holding a Roundel” venduto da Sotheby’s a $92,2 milioni. Quarto posto invece per il dipinto “ No. 7 di Mark Rothko” del 1951 venduto sempre da Sotheby’s a $82,5 milioni e che faceva parte della collezione privata dell’investitore immobiliare Harry Macklowe.

Sempre della stessa collezione, al quinto posto infine, il capolavoro di Alberto Giacometti, “Le Nez.” venduto a 78,4 milioni di dollari.

casa d'aste sothesby

La casa d’aste Sotheby’s

Sotheby’s, che con Christie’s si divide quasi il 50% del Mercato, è una delle case d’aste più famose al mondo, dispone di dieci sale sparse in tutti i continenti, di cui alcune sono posizionate nelle città più importanti del mondo, come New York, Londra, Hong Kong, Parigi e Milano ed ha a disposizione oltre 1000 uffici distribuiti in 70 Paesi.

Venne fondata nel marzo 1744 da Samuel Baker, un libraio che iniziò l’attività vendendo alcuni volumi di una biblioteca privata, per poi proseguire il suo esercizio con suo nipote John Sotheby. La sua sede storica è a Londra, a New Bond Street, ed è la seconda casa d’asta più antica d’Inghilterra, dopo la Stockholms Auktionsverk fondata nel 1674.

A Sotheby’s nel corso dei secoli  è stata affidata la vendita di molti tesori tra cui: la biblioteca di Napoleone a Sant’Elena, i gioielli della duchessa di Windsor, il patrimonio di Jacqueline Kennedy Onassis, La strage degli innocenti di Rubens, Garçon à la Pipe di Picasso, la prima stampa della Dichiarazione d’indipendenza e la collezione di Martin Luther King.

Molto lungo è anche l’elenco delle aste celebri che si sono susseguite nel tempo e di cui voglio dare solo alcuni esempi:

  • nel 1958, durante l’asta di una collezione privata, la cosiddetta asta Goldschmidt, furono venduti 7 dipinti in 21 minuti, realizzando un totale di 781.000 sterline, il ricavo più alto mai raggiunto fino a quel momento in un’asta di opere d’arte.
  • Nel maggio 2006 Sotheby’s, con l’asta “Dora Maar au Chat” di Pablo Picasso acquistata per 95 milioni di dollari da un acquirente sconosciuto, ha realizzato la vendita della seconda opera d’arte più costosa mai alienata all’asta in quel periodo.
  • Esattamente un anno dopo, per conto di David Rockefeller, Sotheby’s ha stabilito il record del mondo per la più costosa opera d’arte contemporanea mai venduta all’asta, con il “White Center (Yellow, Pink and Lavender on Rose)” di Mark Rothko, che fu acquistata per 72,8 milioni di dollari da Sheikh Hamad bin Khalifa Al-Thani e da sua moglie, Sheikha Mozah bint Nasser Al-Missned, della famiglia reale del Qatar.

Sotheby’s ha anche stabilito il record di vendita all’asta per un’opera dell’antichità, con la scultura in bronzo di Artemide e il cervo di epoca romana che fu acquistata dalla Albright-Knox Art Gallery di Buffalo per $ 28,6 milioni.

Ritornando al presente, nel 2022 Sotheby’s prevedeva di arrivare a circa 8 miliardi di dollari di vendite, stabilendo così l’ennesimo record frutto delle aste degli oggetti d’arte e di lusso che hanno un inciso per $ 6,4 miliardi, a cui vanno aggiunte anche altre voci tra cui le vendite online, aperto nel 2000, che dovrebbe aver fruttato intorno ai $ 580 milioni. Non ci rimane che attendere gli effettivi risultati raggiunti.

Sempre nel 2022, Sotheby’s ha anche lanciato il suo nuovo progetto “Sotheby’s Impact” con l’obiettivo di rendere  le industrie dell’arte e del lusso più inclusive, sostenibili e collaborative.

In tal senso, molto importanti sono state l’organizzazione dell’Inaugural Impact Gala che ha raccolto oltre 3 milioni di dollari per l’Instituto Terra, la ONG che si occupa di rimboschimento ed educazione ecologica nella Foresta Atlantica brasiliana, e le numerose aste charity che hanno raccolto oltre 430 milioni di dollari per le organizzazioni di beneficenza.

Quanto vale il mercato dell’arte in Italia?

Per il 2022 non ci sono ancora dati definitivi sui risultati del mercato dell’arte in Italia ma i bilanci delle case d’aste sembrano essere estremamente positivi, in crescita e con un fatturato in linea con i risultati raggiunti nel 2021. Dopo la contrazione generata dalla Pandemia, il mercato dell’arte in Italia ha generato l’anno scorso un volume d’affari pari a 1,46 miliardi di euro, con un impatto complessivo economico sul Paese di 3,78 miliardi di indotto, e ha dato lavoro a circa 36 mila addetti nell’intera filiera produttiva.

Ma i margini di crescita sarebbero potuti essere molto più ampi: in Europa, infatti, l’Italia rappresenta solo il 2% del mercato rispetto alle vendite a valore delle opere d’arte, quota che è salita al 6% con l’uscita di UK dall’UE.

Circa 4 mila tra gallerie d’arte moderna e contemporanea, antiquari e svariate case d’asta, insieme agli artisti, i musei ed i collezionisti, costituiscono l’intero comparto dell’arte che però ha bisogno di crescere, per migliorare la tutela del patrimonio e far prosperare l’intero sistema. Comparto che, come tutti gli altri settori produttivi, ha avuto un brusco rallentamento con la pandemia che però, oltre agli effetti negativi che hanno portato all’annullamento della maggior parte di fiere ed eventi del settore e alla contrazione degli operatori di mercato, ha avuto il merito di accelerare il processo di digitalizzazione, per cui oggi 7 su 10 le aziende hanno incrementato il loro fatturato grazie al digitale.

Questi nuovi strumenti digitali hanno contribuito a realizzare delle nuove piattaforme utili a garantire nuovi canali di fruizione per i collezionisti ed a raggiungere i buyers in ogni angolo del mondo.

Al fine di accelerare questo processo di cambiamento in questo settore, dall’Osservatorio Nomisma e promossa dal Gruppo Apollo, con la collaborazione di Intesa Sanpaolo è stata realizzata un’indagine, da cui è venuto fuori che c’è una necessità impellente di investire su alcuni punti chiave: oltre alla digitalizzazione, è infatti necessaria una maggiore semplificazione normativa, attuando una burocrazia ed una fiscalità più leggera che favorisca la circolazione delle opere, una riduzione del gap formazione-mondo del lavoro, con una maggiore collaborazione tra le facoltà universitarie, le accademie e il mondo del lavoro, ed infine una standardizzazione delle informazioni sulle opere, creando per loro una sorta di passaporto.

Apportare questi miglioramenti e modificare la situazione attuale significherebbe consentire al nostro Paese di riappropriarsi del ruolo di “fabbrica della bellezza” nel mondo, dal momento che l’Italia è da sempre considerata come una delle più grandi fucine al mondo sia d’arte moderna e contemporanea che di quella antica.

Giulio Benvenuti
Sono fondatore di un hedge fund e fornisco consulenza sulla creazione e sviluppo di hedge fund e veicoli d’investimento con sottostante finanziario, real asset e private Equity / Venture Capital.

Dopo aver lavorato diversi anni in due tra le principali reti di consulenza finanziaria in Italia, ho avviato un attività in proprio fornendo in modo indipendente advisory finanziaria e specializzando le mie competenze negli hedge fund.
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