Dopo un 2021 in cui il trading on line aveva attirato un enorme numero di persone, nel 2022 c’è stato un netto calo degli investitori retail, che hanno ridotto drasticamente le loro posizioni. Fino a pochissimi anni fa il lavoro di trader era riservato solo ad una ristretta cerchia di professionisti; il boom di internet e la conseguente nascita delle varie piattaforme ha dato l’opportunità ad un numero più vasto di persone di fare il trader che, comodamente da casa, hanno iniziato ad operare nei vari mercati finanziari.
Per citare qualche esempio, si conta che nel Regno Unito i trader retail abbiano aperto 7,1 milioni di conti di investimento nei primi 12 mesi del 2020 mentre negli Stati Uniti questa cifra ha raggiunto i 30 milioni e la loro attività ha costituito circa il 10% del volume di scambio su Russell 3000, l’indice che rappresenta l’intera economia americana.
Piano piano però già nella seconda parte del 2021 e continuata nel 2022, la quantità di questi investitori è diminuita, i conti amatoriali aperti nei mesi scorsi hanno subito un netto calo, così come la capitalizzazione totale delle principali 500 aziende americane che si è ridotta di oltre il 16%. Una situazione analoga si è verificata anche nel Regno Unito, dopo la dichiarazione di alcuni specialisti del settore che avevano preannunciato che il boom del trading pandemico non sarebbe durato a lungo: le azioni di Hargreaves Lansdown sono scese del 10% in un sol giorno mentre quelli di CMC hanno perso, nello stesso tempo, un quarto del loro valore.
Questa fase di calo ha coinvolto anche l’Italia, dove si è rilevata la concentrazione degli scambi solo sull’indice US Tech 100 che ha indicato la netta preferenza degli investitori retail italiani per il comparto tecnologico statunitense.
I principali motivi che hanno portato a questo calo di interesse da parte dei trader indipendenti sono da ricercarsi nelle scarse conoscenze della materia ed in un eccessivo grado di fiducia delle proprie capacità di analisi che alla fine si sono tradotte negli scarsi profitti che hanno indotto gli “amatori” a desistere, per evitare di rimetterci anche il capitale, il risparmio di una vita.
Perché perdono soldi?
Anche quando nelle piattaforme di trading on line aumentavano clienti e volumi di affari, la maggior parte dei trader finiva per perdere soldi: soprattutto nel 2022, quando si è verificato un aumento sensibile della volatilità dei mercati, l’80% dei piccoli investitori ne è uscita con le ossa rotte.
Premesso che non esiste un Santo Graal del mercato finanziario, come documentato da alcune statistiche internazionali, la maggior parte dei trader retail, quando inizia questa attività, comincia a perdere il proprio capitale, soprattutto perché viene condizionato da errate informazioni e dal miraggio di facili guadagni.
Nel mondo del trading esistono purtroppo numerosi personaggi che si spacciano per mentori che vogliono far credere, che fare trading sia semplice ed insegnano, magari in video tutorial, il metodo “semplice” per avere successo.
Per diventare un buon trader, esistono delle regole:
- innanzitutto bisogna armarsi di pazienza e di costanza perché i risultati non arrivano quasi mai nell’arco di qualche giorno o settimana;
- Studio, approfondimento e conoscenza della materia sono alla base di ogni buona riuscita, il motore che prima alimenta e poi concretizza sogni e speranze.
Bisogna evitare quegli errori che comunemente si commettono per la frenesia del guadagno veloce e che spesso sono la causa della perdita.
Un primo errore è quello di non pianificare, prima di iniziare ad investire, un progetto di trading, di non predisporre un piano da organizzare nei minimi particolari per ridurre i margini di rischio e continuare a seguirlo anche se si subiscono delle perdite.
Altro comportamento da evitare è la non corretta gestione del capitale da investire e, visto che è impossibile impiegare una somma di denaro esigua e guadagnare tanto e subito, il consiglio è quello di affidarsi a piattaforme che offrono micro-lotti e che consentono di depositare capitali molto piccoli, aprendo posizioni dove il massimo rischio programmato non supera mai 1,5% del capitale.
Altro errore molto comune, è tagliare i profitti e lasciar correre le perdite, non tenendo conto che in qualunque piano di trading è fondamentale avere un giusto rapporto tra il rischio e il rendimento. E’ uno sbaglio anche l’eccesso opposto, ossia quello di ostinarsi a recuperare una grande perdita, sperando che il mercato su cui si è investito possa ritornare in breve tempo al valore originario.
Ho lasciato per ultimo quello che considero l’errore più grande che un trader principiante possa compiere, ovvero la non conoscenza dei mercati e delle loro dinamiche: è imprescindibile programmare, infatti, per evitare di commettere degli errori procedurali che possano portare pesanti perdite al proprio capitale, alcuni passi fondamentali, come iniziare a studiare i grafici di riferimento e conoscere approfonditamente i singoli strumenti di investimento, gli aspetti tecnici e le loro procedure. Il mio consiglio in tal senso è farsi affiancare da un consulente, da un broker professionista che possa guidare nella giusta direzione
Chi sono i Trader retail?
Se nella traduzione letterale dall’inglese all’italiano, il trader retail è un commerciante al dettaglio, nel campo finanziario con questa figura si intende una persona fisica, ma anche un’impresa, una società o degli altri enti che, per proprio conto, investe con l’intenzione di far fruttare un proprio capitale. Si occupa di comprare e vendere, nelle varie borse valori, strumenti finanziari.
Questa figura ha una storia relativamente breve e nasce con l’avvento e il diffondersi del trading on line che in Italia è diventato ufficiale nel momento in cui la Consob nel 1999 ne ha regolamentato gli aspetti. Attraverso questa nuova attività retail, molte persone hanno voluto crearsi una carriera lavorativa diversa che avesse come obiettivo quello di realizzare opportunità di guadagno mai viste prima, investendo nei mercati finanziari sia tramite l’utilizzo di Internet e approfittando di appositi software messi a disposizione da società finanziarie meglio conosciute come “broker online“ oppure rivolgendosi a consulenti professionisti iscritti nel registro della Consob. Nel mondo finanziario esistono varie tipologie di trader di cui la categoria più aulica è rappresentata dalle banche centrali che, a differenza delle altre, non ha come obiettivo quello di perseguire un guadagno ma interviene nel mercato soprattutto per integrare misure di politica monetaria o per prevenirne eventuali squilibri.
Accanto a questa fascia, quelli che invece cercano un profitto si dividono in trader istituzionali e retail e, pur non essendo possibile individuare una soglia di demarcazione oggettiva, la differenza tra queste due figure sta negli ambiti di competenza e nel modo di operare. I primi non investono per conto proprio ma per quello di una organizzazione come una banca, un istituto di credito o una società di investimenti e, visto che hanno alle spalle un’organizzazione del genere, hanno a disposizione un capitale molto ampio. Inoltre hanno un diverso grado di professionalità e di formazione che gli permette di essere pagati per investire e per far fruttare il denaro ma soprattutto si servono di strumenti diversi, non utilizzando i broker più comuni bensì gli ECN, che, per il volume della loro attività, offrono maggiori garanzie circa i prezzi e mettono a disposizione una panoramica più o meno completa della profondità del mercato, avendo la possibilità di collegare il fornitore di liquidità con i clienti.
I retail, come dicevo prima, sono invece solitamente dei trader individuali che investono, con un conto trading personale, una somma di denaro molto più esigua e non paragonabile a quella a disposizione dei trader istituzionali, e che hanno nella media una professionalità ed una formazione limitata; solo negli strumenti a disposizione, con il passare del tempo, si è creata una maggiore vicinanza tra le due tipologie ed oggi anche i retail possono usufruire di mezzi più evoluti.
Cosa fa il trader retail?
Il trader retail è il più delle volte un piccolo risparmiatore che, volendo investire i propri risparmi, compra e vende, nelle varie borse valori, strumenti finanziari, attraverso il trading on line, affidandosi ad un intermediario, un broker, e iscrivendosi alla sua piattaforma di riferimento. L’obiettivo principale di un trader è quello di identificare quali sono le migliori opportunità di mercato, analizzando i dati che gli vengono presentati e tentare di attuare la scelta più oculata per realizzare un profitto.
Nel momento in cui si decide di intraprendere questa attività con successo e quindi con profitto, bisogna lavorare contemporaneamente in due direzioni: da un lato bisogna accrescere la propria formazione, dall’altro invece è necessario scegliere il broker giusto a cui affidarsi.
Accrescere la propria formazione significa aumentare le proprie conoscenze in ambito finanziario, quindi, senza girarci troppo intorno, è indispensabile studiare.
La cosa più semplice sarebbe quella di partire da un percorso accademico, laureandosi in Matematica e Scienze Statistiche o in Economia. Se invece non si ha l’intenzione di iscriversi all’università, è essenziale almeno seguire dei corsi e leggere dei libri che pongano l’accento sulla conoscenza e sul funzionamento dei mercati e su tutte quelle materie strettamente connesse a finanza, economia e politica.
Avendo la possibilità di scegliere e di operare nelle diverse tipologie di asset, un trader, che vuole capire bene le loro modalità di funzionamento, ha bisogno di studiare accuratamente ognuno di questi mercati, da quello azionario all’obbligazionario, dal forex alle criptovalute e alle materie prime, perché uno influenza l’altro e studiarne i comportamenti vuol dire capire in che modo il determinato andamento di ognuno possa condizionare gli altri.
Accanto a questo percorso di apprendimento, un trader ha anche bisogno di rivolgersi ad un intermediario e questa scelta non può essere fatta a caso ma deve essere effettuata in base ad alcuni parametri fondamentali.
Il primo passo da compiere è quello di comprendere bene che tipo di investitore si vuole essere: è necessario quindi circoscrivere i propri requisiti e gli intenti che si vogliono raggiungere, con quali strumenti e su quali mercati si vuole operare e se gli investimenti prefissi devono essere a lungo, medio o a breve termine. Solo a questo punto si può selezionare il broker che abbia le caratteristiche più adatte alle proprie esigenze, scegliendone uno specializzato in quelle tipologie di prodotti in cui si è deciso di operare. Inoltre è importante conoscerne in anticipo i costi ma soprattutto è fondamentale che sia un broker regolamentato, ossia uno di quelli che garantiscono il più alto livello di sicurezza e protezione possibile, che sia iscritto e quindi registrato alla Consob e che abbia sede ed operi in Italia.
Quali sono i migliori trader?
Conoscere quali sono i migliori trader è molto importante per chi si affaccia per la prima volta in questo mondo e anche per quelli che hanno fatto una certa esperienza, perché consente ad entrambe queste categorie di trader la possibilità di studiare le loro strategie, ognuno con la propria, e l’opportunità di poterli emulare, seguendone il modello ed il percorso. Queste persone, prima di diventare famose, sono la dimostrazione concreta, per chi intraprende questa attività, di quanto studio, pazienza e dedizione ci vogliono prima di avere successo e di guadagnare cifre a tanti zeri. E, conoscendo la loro storia, sono anche l’esempio che anche in questa attività, come in tutti i lavori, esistono gli insuccessi, l’importante però è imparare da questi inciampi e non ripeterli.
Nel lungo elenco di investitori mondiali che, con le loro strategie, hanno nobilitato questa professione, ce ne sono alcuni che hanno fatto e continuano a farne la storia e, quando si parla di trader famosi, non si può non inserire in questa lista quello più noto nella storia del business ossia George Soros, “l’uomo che distrusse la Banca d’Inghilterra”. Facendo affidamento sul deprezzamento della sterlina britannica, che nel 1992 non era abbastanza forte per far parte del sistema europeo di stabilità finanziaria, e puntando al ribasso, acquistò una posizione corta per un importo di 10 miliardi di dollari, guadagnandone circa un miliardo. Oggi Soros è in pensione ma vale 8,3 miliardi di dollari e viene considerato come uno degli esponenti più influenti della finanza.
Un altro investitore di successo nella storia di questa attività, a cui, come a Soros, ho dedicato un articolo di approfondimento, è Warren Buffett, un punto di riferimento per tutti i trader che incominciano questa attività da zero, in quanto lui stesso ha iniziato con pochissimo capitale, accumulando nel tempo, però, un enorme patrimonio. Soprannominato “l’oracolo di Omaha”, gestisce il fondo Berkshire Hathaway, che possiede più di 60 compagnie e di cui i primi titoli sono Apple, Coca Cola, Bank of America, Duracell e Chevron, e, accanto a questi, si trovano anche partecipazioni a Walt Disney, McDonald’s, Gillette, Washington Post, IBM, American Express e Amazon.
Accanito sostenitore di un modello di investimento basato sul valore, ha sempre utilizzato come strategia, quella di acquistare titoli di società dalle basi solide e con margini di crescita. Un altro nome leggendario, che vale oggi 5,1 miliardi di dollari, è quello di Paul Tudor Jones che, con la sua strategia di trading basata sulla difensiva, ha realizzato la sua fortuna, facendo crescere il suo hedge fund, Tudor Investment Corporation, durante il Black Monday del 1987, triplicando il suo capitale con gli investimenti al ribasso e prevedendo l’effetto moltiplicatore che un investimento a copertura avrebbe potuto avere su un mercato ribassista.
Pur non facendo parte di questa lista di mostri sacri, come i nomi appena fatti, voglio ricordare, tra i traders italiani più conosciuti, Arduino Schenato, considerato una stella nascente del trading on line ed inventore di una strategia chiamata, FTW, Follow The Winner, completamente non discrezionale. Convinto assertore che in un’attività di trading è il prezzo quello che conta veramente, si avvale esclusivamente dell’analisi tecnica applicata alla Price Action, utilizzando un grafico prettamente naked, ossia privo di indicatori tecnici complessi che potrebbero portare fuori strada.